Infatti, non feci nessun accertamento diagnostico, presi (credo) qualche antidolorifico, magari “un massaggino”, un po’ di riposo, relativamente parlando, e avanti!
Quindici giorni dopo avevo ripreso quasi tutte le mie capacità funzionali, il fastidio era ancora presente ma ridotto. Dopo un mese, avevo ripreso in pieno lo sport e così via.
Quarant’anni dopo, il mio compagno di rotta nominato “diavolo” … ops… dolore, non mi ha abbandonato, però adesso, da un bel po’ di tempo, sono io a gestire lui. Aggiungo che fino ad oggi non ho mai smesso di fare tanti e diversi sport a livello amatoriale come rugby, equitazione, squash, sci, arti marziali e nuoto, pur con le limitazioni dell’età; solo il Covid-19 mi ha costretto a rallentare, ma non a mollare.
Come dicevo, l’esperienza mi è servita a capire sulla mia pelle che il fatto di aver trascurato la fase acuta non fu causa di una nefasta prognosi. Il moto psico-fisico fece il suo e la mia percezione algica non mi spinse a catastrofizzare. Mi insegnò, tra i tanti aspetti, a non terrorizzare, ma sempre a incoraggiare il paziente con lombalgia.